Convenzione di Vienna

Un trattato internazionale che regolamenta gli accordi tra le Nazioni


Wikipedia - Convenzione di Vienna

La Convenzione di Vienna e' un trattato internazionale che regolamenta gli accordi (stipulati in forma scritta) fra gli stati; essa si occupa della formazione dei trattati, della loro validità ed efficacia, è stata adottata il 22 maggio 1969 ed è entrata in vigore il 27 gennaio 1980. A gennaio 2013 il trattato vincolava 113 Stati.
La Convenzione si applica solo ai trattati conclusi tra Stati, quindi essa non può essere invocata con riferimento agli accordi tra Stati e organizzazioni internazionali o tra organizzazioni internazionali.
Allo scopo di regolamentare gli accordi tra organizzazioni internazionali o tra stati ed organizzazioni internazionali, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato nel 1986 la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati tra Stati e organizzazioni internazionali o tra organizzazioni internazionali, che però non ancora entrata in vigore.
La Convenzione di Vienna è divisa in 8 parti, ciascuna a sua volta divisa in sezioni. La prima parte contiene le definizioni, le altre si occupano del ciclo di vita delle convenzioni, dalla loro conclusione ed entrata in vigore, al loro rispetto ed alla loro applicazione, a come possano essere emendate e modificate, sino alla loro nullità, estinzione e sospensione della loro applicazione; concludono la Convezione una serie di disposizioni diverse e di chiusura, relative anche ai depositari, alle notifiche ecc.

"Pacta Sunt Servanda"
Uno dei principi fondamentali, ispiratori della convenzione di Vienna è quello dei “pacta sunt servanda”,(art. 26): i patti, i trattati, le intese o più in generale gli accordi degli Stati vanno rispettati, e «Ogni trattato in vigore vincola le parti e deve essere da esse eseguito in buona fede».


Trattato di Lisbona
Il Trattato di Lisbona – in vigore dal 1° dicembre 2009 – ha colmato un silenzio di legge di portata non indifferente per quanto riguarda la regolamentazione del recesso degli Stati membri dell’Unione Europea.
Questa scelta è stata dettata dalla volontà di rendere l’Europa “più democratica, più trasparente e più efficiente”.

La procedura di recesso dall’UE, disciplinata dall’art. 50 TUE, viene introdotta con il Trattato di Lisbona.


Prima del Trattato di Lisbona
Prima dell’introduzione di tale clausola, la possibilità di recesso (negoziato o unilaterale) non era presente in nessuna disposizione dei trattati.
Di conseguenza, per tale eventualità vigeva la disciplina sancita dalla Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati del 1969, che prevedeva la possibilità di recedere in due casi.
Secondo l’art. 54, il recesso di una parte era previsto “in ogni momento, per consenso di tutte le parti, previa consultazione degli altri stati contraenti”, mentre l’art. 62 consentiva il recesso qualora “la situazione fosse cambiata in modo talmente drastico che gli obblighi dei firmatari si erano radicalmente trasformati”.

La ragione dell’assenza di una clausola di tale portata era stata dettata dal carettere permanente che si voleva affidare all’intero processo d’integrazione europea.

Aggiornamento Testo
Team Salone Europa